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In occasione della

78. Mostra Internazionale  d'Arte
Cinematografica di Venezia

Antonioni 
Beyond
the
Dome
 

Oltre La Cupola


9 settembre 2021 - Venezia
HOTEL EXCELSIOR LIDO RESORT, SALA TORCELLO
Lungomare Guglielmo Marconi, 41, 30126 Lido VE
10.00-22.00 - entrata libera
a cura di Sara Nieddu,  Madel Nieddu 
info@derebussardois.com

La mostra

IL SENSO DI ANTONIONI PER L’ARCHITETTURA:  LA CUPOLA DI COSTA PARADISO CINQUANT'ANNI DOPO IL SUO COMPLETAMENTO (1971-2021)



Nell'estate del 1964 Antonioni si trovava nell’arcipelago di La Maddalena per girare alcune sequenze del film Deserto Rosso nell’ancora sconosciuta spiaggia rosa di Budelli. Durante le riprese il regista rimase colpito dalla singolare bellezza del luogo e decise, insieme all’allora compagna Monica Vitti, di acquistare un terreno al fine di costruire la propria dimora in Sardegna.

La progettazione della casa viene affidata nel 1969 all’architetto Dante Bini, noto in tutto il mondo per aver brevettato un nuovo metodo di costruzione chiamato Binishell, la cui procedura prevede la realizzazione di semisfere in cemento gonfiate con la sola pressione dell’aria.

Lo stesso regista contribuisce al disegno della casa fornendo idee e suggestioni e dando un apporto significativo nella scelta di forme e materiali. La forma geometrica pura si contrappone al paesaggio lunare che la circonda. Isolata dal resto dell’abitato, la villa appare come una roccia scolpita dal vento, color sabbia come gli scogli che la circondano, la cui parvenza deriva dall’intuizione dell’architetto Bini di mescolare il cemento insieme alla polvere del granito locale.


“Un eccezionale esempio di architettura residenziale del ventesimo secolo”.

Rem Koolhaas, curatore della 14° Biennale di Architettura di Venezia, nel descrivere la Binishell di Costa Paradiso progettata da Dante Bini e commissionata da Michelangelo Antonioni e Monica Vitti nel 1969 e ultimata nel 1971.






plastico della villa © Archivio Dante Bini

plastico della villa © Archivio Dante Bini

Plastico della villa © Archivio Dante Bini



Qui Antonioni trascorreva i mesi circondandosi di libri e sceneggiature a cui lavorare, dall'estate fino all'autunno inoltrato, da solo o con gli amici illustri, come lo sceneggiatore Tonino Guerra e il maestro del cinema Andrej Tarkovskij.

La residenza, una volta ceduta la proprietà da parte prima di Monica Vitti ed in seguito da Antonioni e la futura moglie Enrica Fico, venne abbandonata al suo destino. Dimenticata, isolata, talvolta incompresa, oggi rimane un’affascinante e decadente presenza che si consuma in solitudine.

De Rebus Sardois nel 2020 lancia una petizione online destinata al Fai, istituzioni e proprietari, per provare a salvarla da abbandono e incuria, proponendo dei possibili progetti di riqualifica.




Trascorso un anno e in occasione del cinquantennio del completamento dell'edificio (1971-2021), l’esposizione

vuole celebrare la sua memoria artistica e architettonica attraverso una mostra fotografica che ripercorre i momenti più significativi dalla progettazione ad oggi, grazie al contributo dell’archivio Bini, il film La Cupola del regista tedesco Volker Sattel, il video-saggio Lo Spazio e l'Architettura nel Cinema di Antonioni del critico cinematografico Stefano Santoli e materiale proveniente da cineteche ed archivi italiani e stranieri.


L’esposizione, oltre a porre una riflessione sul glorioso passato e possibile futuro della villa, indaga anche il sottile senso di Antonioni per l’architettura, attraverso un’analisi sull’utilizzo dello spazio e del paesaggio nella narrazione cinematografica antononiana. L'attenzione per il paesaggio ed elementi architettonici che vediamo nei film di Antonioni (manufatti, muri, crepe, scale, tubature, finestre ecc.) è di fatto la stessa riservata alla progettazione della casa, la quale sembra avere un'anima, una vita propria, nonché un ruolo fondamentale nella vicenda professionale e personale del regista. La casa appare come un chiaro rimando alla poetica di Antonioni, dove il paesaggio e le forme inanimate hanno un ruolo attivo e fondamentale nel racconto.


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