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La città estiva                       ︎            ︎︎

Le architetture balneari del Poetto

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       13 ottobre 2020


Le architetture balneari del Poetto nella ricerca di Ugo La Pietra e nelle immagini di Giancarlo Cao.

Tra il 1913 e il 1986 la spiaggia del Poetto di Cagliari ospitava un borgo di costruzioni spontanee: casette in legno animate da tinte sgargianti, decorazioni ricercate e volumi simmetrici.︎

Più che cabine balneari, i casotti erano pensati come vere e proprie dimore estive abitabili. Le sue fattezze rispondevano ad esigenze di praticità, organizzazione e versatilità. Gli spazi interni erano essenziali ma perfettamente funzionali: la parte antistante veniva utilizzata come zona giorno e grazie a delle finestre reclinabili si poteva trasformare in una loggia aperta; la parte posteriore, invece, veniva arredata con letti a castello in modo da ottimizzare gli spazi, diventando così una vera e propria zona notte. 



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Queste abitazioni appartengono a quelle architetture minori e periferiche che, a partire dagli anni Sessanta, Ugo La Pietra analizza e cataloga all’interno di una più ampia ricerca poi confluita nell Osservatorio di Cultura Balneare, un centro studi dedicato alle culture marginali come il design e souvenir balneare. I casotti verranno presentati nel 1980 nella mostra “Cronografie. Il tempo e la memoria” alla Biennale di Venezia.


L’architetto-designer rimane fortemente affascinato dalla vivace creatività di queste opere, dalla personalizzazione e invenzione che si rivela in ogni elemento decorativo e progettuale. Questa pratica creativa è il frutto della dedizione dei proprietari che grazie all’aiuto di artigiani locali costruiscono il casotto utilizzando un medesimo modello progettuale-costruttivo, che poi verrà adattato secondo i gusti personali di ciascun cittadino-bagnante, con decorazioni fantasiose e colori vivaci. 

La Pietra, nel saggio Le altre culture, edito nel 2017 da Corraini Edizioni, esalta il carattere unico di queste architetture caratterizzate da un impianto urbanistico semplice ma coerente, da tinte che richiamano le cabine balneari e decorazioni raffinate quali la balaustra e il timpano, elementi architettonici che ricordano lo stile delle ville borghesi.

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Da ultimo l’autore non può fare a meno di mettere a confronto l’uniformità e ordine del grazioso paesaggio dei casotti con l’architettura più colta ma, volgare e caotica, degli edifici in cemento che si andavano realizzando nel litorale cagliaritano.



Tra le tante interessanti osservazioni La Pietra definisce il modello delle ville del Poetto come “un’interessante applicazione della memoria popolare nella pratica costruttiva di questa particolare tipologia [ndr di costruzione]”. Oggi rimane il ricordo nostalgico di un’architettura effimera che rimane un esempio per la futura pianificazione paesaggistica del Poetto.


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«Nei tiepidi inverni Karalitani, all’inizio degli anni settanta, il Poetto rappresentava per me quasi l’inizio di una precoce, e tanto più affascinante, stagione balneare: un’oasi insperata di loisir e di distensione, provvidenziale contraltare alle ore dell’insegnamento universitario, dei seminari, degli esami, dei (molto odiati) “consigli di facoltà”. Avere a due passi dal centro (specie nei mesi invernali) quella radura quasi deserta, che insieme alla prossima e anzi più pittoresca scogliera di Sant’Elia costituiva una sorta di “feudo” personale, fu un’esperienza che per molti anni avrei profondamente rimpianto. Non solo perché qualche volta si poteva azzardare un tuffo dalla spiaggia, ma perché i famosi, variopinti “casotti” – d’inverno così silenziosi e ancor più fantomatici – davano al paesaggio un tocco di realtà “metafisica”, quasi fossero una riedizione dei “Bagni” misteriosi di De Chirico».
Gillo Dorfles, prefazione in La Città Estiva – Cagliari balneare al Poetto, 1913-1986, a cura di Giancarlo Cao, Cagliari, VerbaVolant, 1998.