La ricerca di Michel Aubry tra arte, scultura e artigianato
Nell’universo artistico di Michel Aubry, artista francese che vive e lavora a Parigi, si ritrova una perfetta corrispondenza tra musica e scultura, un’analogia che nasce dalla passione dell’artista verso gli strumenti a fiato.
Verso la fine degli anni ‘80 scopre le Launeddas, uno strumento composto da tre canne di giunco che viene suonato da millenni in Sardegna. Si tratta di un strumento popolare, la cui arte viene tramandata oralmente senza l’aiuto di partiture, in un contesto in cui la vita rurale e la musica si confondono. La musica delle Launeddas è lagata ai momenti di festa: accompagna le funzioni religiose e la si balla nelle feste del paese; ancora oggi ha una forte funzione socializzante e di aggregazione.
Affascinato da questo antico strumento Michel Aubry svilupperà la sua opera materializzando il suono nella scultura. Attraverso la tabella di conversione creata nel 1992 i toni delle note vengono convertiti in lunghezze metriche usate come metro di misurazione nella creazione di oggetti nello spazio. Come Le Corbusier usava il Modulor per progettare a dimensione umana, così Aubry utilizza la tabella per creare analogie tra suoni e forme.
Non possiamo non iniziare questa intervista domandando come e quando è venuto a conoscenza delle Launeddas
M.A. Mi sono interessato a questo strumento per la prima volta in Francia all'inizio degli anni Ottanta in occasione di un festival di musica tradizionale. Suonando la cornamusa e conoscendo la sua storia e tecniche di restauro, mi è sembrato che le Launeddas fossero uno strumento fondamentale per comprendere questa tradizione musicale.
Da questo forte interesse nel 1985 ho inserito le Launeddas all’interno di una mostra di strumenti musicali tradizionali di cui ero il curatore.
Abbiamo trovato una sua foto mentre suona le Launeddas con Dionigi Burranca, ci vuole raccontare di questo incontro o di altri episodi significativi durante la sua permanenza nell’isola?
M.A.
Ho incontrato Dionigi Burranca in occasione del suo invito ai Rencontres internationales de luthiers et maîtres sonneurs, un festival di musica e danza popolare che si tiene a Saint-Chartier e rimasi molto colpito dalla sua tecnica musicale.
Quando sono arrivato in Sardegna sono stato messo in contatto con i vari musicisti attraverso Dante Olianas. Ho rivisto Dionigi Burranca nel suo laboratorio. Sono andato spesso a casa sua a Ortacesus per parlare di musica, ma anche per imparare da lui come lavorare le canne per costruire lo strumento. La foto a cui ti riferisci deve essere stata scattata in questa occasione.
Nel mio soggiorno nell’isola ho incontrato altri musicisti come Aurelio Porcu, un interprete eccezionale, che ho registrato per lungo tempo e Franco Melis che ha guidato molto amichevolmente la mia ricerca.
Dionigi Burranca, Ortacesus, 1985. Foto di Michel Aubry