La residenza oggi attira cinefili, giornalisti e curiosi provenienti da ogni parte del mondo, come dimostrano le numerose recensioni del luogo. L’attrattiva è dovuta non solo dallo scenario selvaggio e incontaminato che circonda la casa, tipico della Costa Paradiso, ma in particolar modo dalla possibilità di vedere da vicino quella che una volta era un luogo frequentato dalle più importanti personalità del cinema mondiale;
E’ probabilmente in questa casa che il regista pensava di girare un film ed è nello stessa che ospitava importanti personalità del mondo del cinema italiano e internazionale, come dimostrano le polaroid dell’Istituto Tarkovskij, alcune delle quali pubblicate dal New York Times nel 2016.
Michelangelo Antonioni, Enrica Antonioni and Andreij Tarkovskij at Costa Paradiso, Sardinia; © Andreij Tarkovskij Institute
Negli ultimi anni la cupola ha interessato diverse iniziative artistiche e culturali, lo testimoniano il documentario La Cupola del regista tedesco Volker Sattel, l’evento My Antonioni, organizzato dall’Istituto Italiano di cultura di San Francisco con l’intervento di Dante Bini, i servizi fotografici di grandi brand della moda e per finire le storie raccontate da riviste di tutto il mondo.
L’edificio infatti rappresenta un luogo di grande valore artistico e architettonico, una struttura definita da Rem Koolhaas, curatore della 14° Biennale di Architettura di Venezia, come “una delle architetture migliori degli ultimi cento anni” ma anche la testimonianza significativa del periodo di vita trascorso da uno dei più grandi registi della storia del cinema.
L’interesse al recupero è stato mostrato nel 2015 quando la Soprintendenza delle province di Sassari e Nuoro lo ha dichiarato luogo di interesse culturale. In tale occasione non sono mancate le contestazioni degli attuali proprietari che avrebbero voluto evitare i vincoli protettivi imposti oggi dal Mibact.
La struttura attualmente è abbandonata all’incuria, presenta dei componenti di degrado del calcestruzzo nella parte esterna, in particolare nel ponte di ingresso. Gli interni, dove sono ancora presenti gli arredi originali degli anni ‘70, rimangono in buono stato anche se mostrano dei segni di occupazione abusiva.
Per tale motivo, prima che venga irreversibilmente vandalizzata e deteriorata dal tempo, il nostro appello ha come obiettivo quello di sensibilizzare le istituzioni locali e la proprietà affinché si possa procedere al restauro e apertura al pubblico.
Sarebbero tante, infatti, le possibili idee di valorizzazione dell’immobile: da spazio espositivo a polo museale. Insomma sarebbe un’ottima occasione di riqualificazione turistica e culturale.
Aiutateci firmando la petizione: